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The Golden Age
“L'Età dell'Oro dell'America inizia ora. Da oggi in poi, il nostro paese prospererà e sarà di nuovo rispettato in tutto il mondo. Saremo l'invidia delle nazioni e non permetteremo più che qualcuno si approfitti di noi". Con queste parole negli Stati Uniti è iniziata l'era Trump II.
Il discorso dell'Inauguration Day con cui il neoeletto si insedia alla presidenza degli Stati Uniti, è sempre molto atteso perché sintetizza il messaggio che il paese più importante al mondo rivolge all'intero pianeta. Informazioni di natura politica, sociale, culturale, geostrategica, ma soprattutto indicazioni che più interessano a noi: le future strategie in materia economica.
"Sarà l'età dell'oro" è quindi lo slogan che Trump ha scelto sin dalle ore successive all'ufficializzazione della vittoria elettorale, solo che, memore dell'esperienza di otto anni fa, quando il mondo sottovalutò la sua possibilità di vittoria e di comando, oggi lo ascolta con più attenzione. Anche nel discorso di 8 anni fa avanzava accuse verso l'establishment della politica e promesse di riportare in alto America e americani, ma allora c'era anche un'apertura verso le relazioni con il resto del mondo. Certo, fin dall'inizio quella presidenza fu scandita da tre slogan: "America First", "Buy American" e "Hire American" che in sintesi erano una spinta al consumo dei prodotti americani per rilanciarne l'industria e al tempo stesso frenare il commercio internazionale. E anche otto anni fa i dazi erano una voce del programma. Ma oggi i dazi sono una priorità, e non mirano solo all'economia cinese ma anche alle trattative con la nostra Unione Europea.
Questa Età dell'Oro, alza le aspettative a livelli ben più alti sia del precedente "America First" sia di tutti gli altri slogan usati da presidenti che hanno fatto la storia e da quelli che chiudevano una parentesi buia per aprire un nuovo ciclo di crescita. Reagan nel 1981 nel discorso della sua prima presidenza, dopo aver elencato i problemi soprattutto di natura economica, disse: "dobbiamo agire oggi, per preservare il domani. E che non ci siano incomprensioni: inizieremo ad agire, a partire da oggi. I mali economici che subiamo ci sono capitati nel corso di diversi decenni. Non se ne andranno in giorni, settimane o mesi, ma se ne andranno". Una spinta a reagire, rialzarsi, combattere l'oscurantismo economico che gli Usa avevano vissuto negli anni Settanta e tornare alla crescita che la potenza economica si meritava. Nel 1993 Clinton disse: "le comunicazioni e il commercio sono globali; gli investimenti sono mobili; la tecnologia è quasi magica; e l'ambizione di una vita migliore è ora universale. Ci guadagniamo da vivere in una competizione pacifica con persone in tutto il mondo". Il presidente che aveva vinto con lo slogan "It's the economy, stupid" diede il via alla sua presidenza con le parole "sono pronto". Clinton era pronto a trascinare il paese fuori dalle secche grazie anche e soprattutto all'embrione di internet.
In comune queste due presidenze ebbero il rilancio economico del paese dopo una più o meno grave recessione, Reagan ci riuscì grazie alla forza della Old Economy, Clinton grazie all'innovazione della tecnologia. Entrambi ebbero lo svantaggio di prendere un paese in difficoltà, ma il "vantaggio" di cominciare da una situazione negativa, tutto quello che viene in più è un bene.
Oggi per Trump "l'Età dell'Oro per l'America inizia ora", ma se guardiamo i dati economici, Pil, disoccupazione, consumi, produttività, sono a livelli quasi da record storici, Wall Street, poi, si trova realmente su livelli mai raggiunti prima. Se non è già l'età dell'oro è sicuramente qualcosa che ci assomiglia; dunque, dove vuole arrivare l'ambizione di Trump? La risposta è nella frase: "torneremo ancora una volta una nazione in crescita, che vuole arricchirsi, espandere il suo territorio... E perseguiremo il nostro destino manifesto fino alle stelle, lanciando astronauti americani che dovranno piantare l'insegna a stelle e strisce sul pianeta Marte".
La nuova frontiera per la crescita sono i nuovi mondi, che si chiamino spazio, Metaverso, AI, Marte. La riprova di ciò è la presenza inedita del Gotha della Silicon Valley al discorso d'insediamento. Poche ore dopo Trump ha annunciato il piano "STARGATE".
Comincia una nuova era, che non è solo quella di Trump che rimane pur sempre transitoria, comincia qualcosa di strutturale, la nuova era dell'innovazione tecnologica con tutte le sue declinazioni, ci saranno grandi battaglie ma come al solito vincerà chi investe nel futuro e lo fa al meglio.
STARGATE: “il più grande progetto di infrastruttura di intelligenza artificiale della storia”. Questo è stato l’annuncio di Trump il 21 gennaio scorso alla Casa Bianca. Alla nuova società aderiranno OpenAI di Sam Altman, Masayoshi Son di SoftBank, Larry Ellison di Oracle. Inizialmente i tre giganti investiranno cento miliardi di dollari ma a tendere arriveranno a 500 miliardi di dollari. Secondo Trump questa iniziativa potrà creare 100.000 posti di lavoro (fonte WIRED del 22-01-25) alimentando la prossima generazione di intelligenza artificiale.
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