La parola con la "R" non c'è più
Al World Economic Forum di Davos il clima quest'anno è stato allegro, dinamico e ricco di buoni propositi. Il motivo? L'economia è in salute e promette grandi performance. Nonostante solo l'anno scorso tutti parlassero di Recessione, oggi questa parola non viene nemmeno nominata. Prevale l'ottimismo. Oggi sono tutti convinti che ci sarà il soft landing.
Se i dati positivi di oggi confortano, nel gennaio 2023 a Davos il clima era ben diverso: la maggior parte della Community degli economisti interpellati prevedeva la recessione. Precisamente quasi due terzi ritenevano che la recessione sarebbe stata globale, il 18% estremamente probabile e solo un terzo manteneva dubbi sulla debolezza economica. I motivi? Le tensioni geopolitiche, le strette monetarie incipienti e l'inflazione che si mantiene resistente e sostenuta. Da cui le dichiarazioni di Saadia Zahidi numero uno del WEF: "con due terzi dei principali economisti che si aspettano una recessione mondiale nel 2023, l'economia globale si trova in una posizione precaria" (La Stampa 16/01/2023).
Un anno dopo, fortunatamente, a Davos si è raccontato uno scenario diverso, opposto, perché nonostante le tensioni geopolitiche siano persistenti, e addirittura peggiorate (oggi le guerre sono due e si rischia anche una terza), dal punto di vista economico e finanziario i numeri sono positivi. Dai rialzi a doppia cifra delle borse, alle cifre economiche, fino al nemico inflazione che sembra battere in ritirata. Ed è in forza a questo ottimismo e forse anche per lo scampato pericolo, che sono stati in molti a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, soprattutto tra i banchieri centrali e specie in Bce dove la lotta tra falchi e colombe deve aver esasperato gli animi.
Il più coraggioso tra tutti è Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, con la grandeur nel DNA si esprime senza mezzi termini complimentandosi per il buon lavoro svolto. In uno dei numerosi dibattiti del WEF Villeroy si è esibito nell'elogio della bellezza sulla politica monetaria, sottolineando che finora il rialzo dei tassi è stato piuttosto efficace e che l'atterraggio morbido sta diventando una realtà. La volontà emerge quando il banchiere intervistato si pone da solo la domanda: siamo stati solo fortunati grazie alla disinflazione energetica o siamo stati anche abili? Alla domanda retorica segue una risposta scontata ma dettagliata: "l'inflazione core è diminuita significativamente, nel nostro caso da 5,7% a 3,4%, in entrambe le sponde dell'Atlantico il principale risultato della politica monetaria è stato ancorare le aspettative di inflazione e quindi impedire che gli shock energetici si riversassero sull'inflazione di beni e servizi, questa è una differenza enorme rispetto agli anni settanta".
Proprio i '70 che, come la nube di Fantozzi per mesi ha coperto il cielo sopra i mercati, ora si dissolvono per lasciare spazio a un sole radioso.
Usando la saggezza popolare di Giovanni Trapattoni, allenatore di mille battaglie e molti trionfi, meglio "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco" perché ora il rischio è quello di passare da un eccesso all’altro. Dal pessimismo all'eccesso opposto, dimenticando che le incognite sono ancora presenti sul tavolo. E l’intervento della Lagarde arriva a mitigare: "Abbiamo visto l'inizio di un periodo di normalizzazione dell'economia, che però andrà verso qualcosa che non è normalità" sono le parole che da Davos sono rimbalzate in tutti gli angoli del globo. Se alcuni l'hanno schernita altri si sono fermati a riflettere. I pregiudizi non lasciano emergere né saggezza né lungimiranza, in fondo un anno fa le aspettative erano tutte verso la recessione e la debolezza economica era considerata l'unica medicina (amara) che poteva guarire il pianeta dal male dell'inflazione. Un anno dopo, nonostante le incertezze nel mondo, ci ritroviamo con un'economia in buono stato e un'inflazione calante.
Tra falchi e colombe che all'interno della Bce si combattono con minacce di tassi alti o promesse di imminenti e copiosi tagli, è importante avere una civetta che vigila. "Non sono né falco e né colomba", così si era presentata in una delle prime conferenze stampa, era dicembre del 2019, rispondendo a una giornalista che le chiedeva quale campo preferisse, "sono una civetta dotata di saggezza". E mai come in questo momento, con l'entusiasmo economico crescente e gli immutati rischi geopolitici, questa dote è utile per navigare in una normalità sconosciuta.
Inflazione core
Nel gergo degli economisti esistono due tipi di inflazione: quella “headline” che comprende tutti i prezzi di beni e servizi e quella “core” che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia che sono le componenti più volatili dell’inflazione. La “core” è quella più attenzionata dalle banche centrali proprio perché meno volatile e su questa costruiscono le future scelte di politica monetaria sui tassi di interesse.
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