Tutti vogliono il BTP
Per il Salone del Risparmio di Maggio scorso, che ha dato grande spazio al tema dell'investimento sull'obbligazionario, Milano Finanza ha sondato informalmente il pubblico presente su quale fosse lo strumento finanziario preferito, in larghissima maggioranza il favore è andato al nostro titolo di debito: il BTP. A sorprendere ancor di più è il campione del sondaggio: non solo anziani, padri e madri di famiglia, o piccoli risparmiatori prudenti, ma i giovani, la GenZ. Forse perché scottati dalle forti delusioni del Bitcoin e di molte criptovalute o forse perché spaventati dalle cadute dei titoli tecnologici, anche i giovani che di solito hanno un atteggiamento più spavaldo e coraggioso, scelgono il più classico tra i beni rifugio, l'obbligazionario in questo caso con la bandiera tricolore.
Interessante anche la motivazione: scelgono il Btp perché è uno strumento semplice. Semplicità e rendimento sono termini che possono stare insieme? Sicuramente possono farlo semplicità e obbligazioni: il titolo di stato è storicamente lo strumento preferito dagli italiani proprio perché di facile comprensione, ma è altrettanto vero che non sempre semplicità e sicurezza combaciano. Il motivo è nelle caratteristiche dello strumento e nel diverso contesto economico. Per quanto riguarda le prime bisogna sapere che l'obbligazione è uno strumento che essenzialmente può essere pubblico (emesso da uno Stato) o privato (emesso da un'azienda) che è composto dalle due variabili prezzo e rendimento che, come i piatti di una bilancia si muovono in senso opposto, all'aumentare del rendimento scende il prezzo e viceversa. Un'altra caratteristica importante da conoscere è il tempo, ogni obbligazione ha una data di nascita e di scadenza e all'interno di questo tempo si muovono prezzi e rendimenti, e più è lunga la scadenza più è probabile che i rendimenti e i prezzi del bond possano oscillare. A volte queste oscillazioni sono benefiche, negli ultimi 30 anni abbiamo vissuto con tassi strutturalmente a ribasso che corrispondevano a uno strutturale rialzo dei prezzi, infatti per molti anni l'offerta obbligazionaria si è sostenuta non sui rendimenti che erano poco sopra lo zero, ma sulla rivalutazione dei prezzi, altre volte le oscillazioni sono pericolose, come negli ultimi due anni vissuti con tassi al rialzo che hanno comportato una forte decurtazione dei prezzi, soprattutto nei prodotti a scadenza più lunga.
Il funzionamento dell'investimento in bond è come una nuotata in mare: più si è vicini alla riva e più ci sentite sicuri, più ci si allontana dalla riva e più c'è il rischio che in caso di mare agitato si possa essere in pericolo. Con i bond più le scadenze sono brevi, più si è vicini alla riva, più sono lunghe più si è al largo. Se il mare è calmo va tutto bene, se il mare si agita possono sorgere molti pericoli e bisogna saper nuotare per tornare a riva.
Negli ultimi anni con i tassi mondiali intorno allo zero e con la grande volatilità sui mercati azionari, il Btp, forte di numerose offerte e di un rendimento che batteva la concorrenza, è stato una forte tentazione. E anche oggi che i rialzi dei tassi effettuati dalle banche centrali hanno risollevato i rendimenti di tutto il mondo, attraverso il Btp l’Italia cerca di attrarre capitali con le più disparate offerte: dai titoli legati all'inflazione, alla cedola trimestrale fino all'ipotesi di un vantaggio fiscale.
"Il Btp ti fa ricco" titolava Milano Finanza il 30/09, alla vigilia di una nuova emissione, e quel rendimento superiore al 4% con annesse molte promesse poteva far gola a un risparmio parcheggiato sui conti e affamato di rendimento. Ma è corretto mettere tutte le uova nel paniere del debito Italia? È vero, i rendimenti offerti sono molto invitanti, ma il rendimento reale è poca cosa. Poi c'è la questione del debito, per Larry Summers (grande economista ed ex Segretario al Tesoro USA nel secondo governo Clinton) è il pericolo principale per l'economia internazionale, e di debito l'Italia ne ha molto ed è sempre sotto osservazione del mercato e delle agenzie di rating. Infine, c'è il rischio tassi, perché nonostante il forte rialzo degli ultimi mesi e il calo dell'inflazione, non è per nulla detto che il ciclo restrittivo sia finito. Ulteriori rialzi come abbiamo spiegato porterebbero aumenti di rendimento e conseguenti discese di prezzo dei Btp, con l'aumento della percezione del rischio tra gli obbligazionisti come già accaduto in passato.
Rendimento reale
Tecnicamente è il rendimento annuo realizzato su un investimento al netto del valore dell’inflazione. Oggi un rendimento del 4% sembra elevato ma abbiamo un’inflazione al 5% il che significa un rendimento reale attorno allo zero. Nel 2011 il BTP superò il 6% ma con l’inflazione intorno all’1% il risultato reale invece era il 5%.
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